Dalla fine by Alain Badiou

Dalla fine by Alain Badiou

autore:Alain Badiou [Badiou, Alain]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2024-04-05T07:55:19+00:00


EPILOGO

Dio che dà vita ai morti e chiama

all’esistenza le cose che non esistono.

Lettera di San Paolo apostolo ai Romani 4:17

Giovanbattista Tusa: Abbiamo iniziato dalla fine. E forse finiremo, al contrario, tornando ancora una volta all’inizio. La questione sembra ancora quella posta da Hegel nella Differenzschrift del 1801, e cioè che la fine deve sempre essere vista come un altro inizio, ulteriore, sempre nuovo.

In principio, dunque, la grandezza della filosofia, come hai detto nel Seminario del 1985, sarebbe ancora quella di interrompere la narrazione. E “Parmenide” sarebbe il nome di questa interruzione, di questa frattura aperta in terra greca, perché, come sottolinei, “la filosofia richiede che sia possibile interrompere la narrazione – ce lo dice l’instaurazione parmenidea. Certo, in Parmenide c’è una narrazione poetica, ma è una narrazione a condizione che possa essere interrotta. Forse viene interrotta solo per fondare un altro regime di narrazione, ma viene interrotta”100.

Heidegger ha scritto che Parmenide ed Eraclito sono i due pensatori che rimangono in una coappartenenza unica all’inizio del pensiero occidentale. “Ciò che nel pensiero dei due pensatori è pensato”, scrive Heidegger, “non verrà mai intaccato dal trascorrere degli anni e dei secoli. […] Ciò che in tal senso precede e determina ogni storia, lo chiamiamo l’iniziale (Das Anfängliche). Dal momento che non si attarda in un passato, ma anticipa ciò che giunge […] Nell’ambito della storia essenziale (In der wesenhaften Geschichte), l’inizio è ciò che giunge da ultimo”101.

Come lottare contro l’ossessione dell’iniziale che infesta la filosofia, contro il furore fondativo che deve essere mantenuto intatto, intoccabile: dove, come scrive Jean-Luc Nancy, “l’ossessione ‘metafisica’ per eccellenza l’ha fatto cadere nella peggiore e nella più atroce volgarità di un odio del sé – dell’altro in-sé – dove si riconosce la triste volontà di essere o di fare ‘sé’”102.

Hai parlato più volte di “resurrezione”, chiamando “eternità delle verità” questa disponibilità ineliminabile che fa sì che esse possano risorgere, riattivarsi in mondi eterogenei a quello in cui sono state create, attraversando così oceani sconosciuti e millenni oscuri. È quindi compito della teoria “rendere possibile una tale migrazione”103.

La risurrezione è stata anche al centro del tuo lavoro su Paolo di Tarso. La risurrezione di Cristo, come fai notare, era l’elemento semplice, la caratteristica favolosa o, se vogliamo, l’affermazione primordiale della testimonianza di Paolo. La risurrezione sradica la negatività. Cristo, scrivi, è stato tratto “ἐκ νεκρῶν”, fuori dai morti. E “questa estrazione fuori dal sito mortale stabilisce un punto in cui la morte perde potere. Estrazione, sottrazione, ma non negazione”104.

Cristo, come scrive Paolo nella Lettera ai Romani, essendo morto con voi, vive con noi. Risorto dai morti, non muore più e la morte “non ha più dominio su di lui” (Rm 6).

La resurrezione non sarebbe forse la negazione della morte, la negazione della natura divina e immobile che nega o distrugge l’umano, la negazione dell’umano come morte continua, l’umano non come vivente ma come mortale? La resurrezione sarebbe al di là della negazione, al di là del potere della morte?

Alain Badiou: Il mondo contemporaneo è un mondo che offre agli individui tutto tranne che diventare soggetti.



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